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Milioni di euro transitati dalla Sardegna in Lussemburgo e San Marino.
ROMA- I sospetti su affari illeciti e tangenti delle inchieste di Roma, Firenze e Perugia, sull'eolico e sul G8, finiscono per intrecciarsi. E portano tutti verso i paradisi fiscali, nelle banche del Lussemburgo e di San Marino. È lì che adesso la Guardia di finanza della capitale, che affianca i carabinieri nell'inchiesta in cui sono coinvolti Flavio Carboni, Denis Verdini, il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, sta cercando i 5 milioni di euro individuati seguendo le tracce bancarie di Flavio Carboni.
Non soltanto gli 800mila euro "dirottati" su consiglio di Carboni e del senatore Marcello Dell'Utri (che non è indagato) nel Credito cooperativo fiorentino di Denis Verdini, ma altri soldi, molti soldi: gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, stanno tentando di capire a cosa servivano. Mazzette? Riciclaggio?
Il filone del business dell' eolico è molto vasto. Ed è per questa ragione che il procuratore Capaldo ha acquisito altre indagini concluse o ancora in corso, in Campagnia, Calabria e Sicilia. Sono molti i "punti di contatto", soprattutto i nomi delle società e i loro titolari, alcuni dei quali in odore di mafia, di camorra e di 'ndrangheta. L'inchiesta sull'eolico è stata accelerata dopo le fughe di notizie su cui indaga la procura di Roma. Un avviso di garanzia è stato recapitato al geometra ex "magistrato tributarista" Pasquale Lombardi, vero e proprio "collettore" di personaggi eccellenti, in particolare magistrati romani, laziali e campani con i quali aveva stretti rapporti di amicizia.
A loro chiedeva (non si sa se poi li ha ottenuti) favori per "aggiustare" processi o "frenare" alcune inchieste avviate anche in Sardegna. E sono stati proprio Lombardi e Carboni con le loro telefonate, oltre 40mila, intercettate dai carabinieri, a svelare "la rete dell' eolico". Ma Cappellacci sostiene di non avere favorito nessuno per impiantare le stazioni, e Verdini afferma che quegli 800mila euro finiti nella sua banca erano capitali di nuovi soci. Che però, stando a quanto accertato dagli investigatori, altri non erano che l'autista e la compagna di Flavio Carboni.