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basti84
1061 Words / 1 Recordings / 1 Comments

Capitolo 3 – La risposta Arturo andò a Genova. Prese un volo da Catania. Il volo per Genova non era diretto ma faceva scalo a Napoli. All’aeroporto comprò qualcosa da mangiare per il viaggio e dopo qualche ora arrivò a Genova. Come sempre chiamò un taxi. Il tassista fu molto gentile e lo portò dall’aeroporto al centro. Passarono davanti all’Acquario di Genova. Arturo chiese al tassista: – Qualche volta è mai stato all’Acquario? – Sì, sono stato un mese fa con la mia famiglia. – E le è piaciuto? – Sì, dentro è enorme. Ci sono molti pesci e creature strane. – Strane? – Sì… esotiche! È il secondo Acquario più grande d’Europa e ci sono tantissime specie di animali che non sapevo neppure esistessero. Parlò ancora un po’ col tassista e poco dopo arrivarono al centro di Genova. Arturo chiese al tassista: – Quanto le devo? – Sono 7,50 €. – Prenda. Lo pagò e lo ringraziò. Poi scese, chiuse la portiera del taxi e camminò per il centro di Genova per un po’. Era una città molto bella. Era migliorata con gli anni. In particolare nella zona del porto avevano eseguito un restyling completo. Adesso lì c’era un monumento a forma di sfera in metallo e vetro, che i genovesi chiamano Biosfera. Non si ricordava da che parte andare per raggiungere la terza persona. Chiese a un signore per strada: – Mi scusi. Come posso arrivare qui? Arturo gli mostrò una mappa. Nella mappa appariva un piccolo porto e una casa vicino ad esso. Il gentile passante gli diede le indicazioni. – Grazie! É molto gentile! – Non c’è di che. Arturo camminò per mezz’ora. Non prese un taxi questa volta. Voleva camminare. Era stanco di prendere mezzi pubblici. Voleva camminare, era sano e gli piaceva muoversi. Finalmente arrivò davanti a una piccola casa fatta di legno. A lato della casa di legno c’era un piccolo porto, con diverse barche. Le barche non erano del proprietario della casa, però lui ne gestiva il noleggio. Arturo si tolse le scarpe e camminò sulla sabbia finché raggiunse la piccola casa. – Spero che stavolta ci sia qualcuno! – disse, ricordandosi di Lucia a Catania. Bussò alla porta una volta. Alla seconda qualcuno aprì. Era un uomo piuttosto vecchio, come lui, però senza barba. Aveva molte rughe sulla faccia. – Salve! – disse il proprietario. –Come posso aiutarla? – Salve, il mio nome è Arturo. Vorrei parlare con lei. – Nessun “lei”! Diamoci del tu, per favore. – Va bene… Vorrei parlare con te. – Entra, Arturo. Arturo si stupì. Il proprietario di quella casa era davvero gentile. Portava dei vestiti modesti, da pescatore. La casa puzzava di pesce e si vedevano in giro molti strumenti per la pesca. C’erano anche dei libri, dove sicuramente erano registrati i conti dei noleggi. – Ebbene, dimmi pure! – gli disse. Arturo fissò l’anello che portava al dito. In quell’anello c’era un numero. E subito cominciò a ridere. – Che succede, Arturo? – Pensavo che sarebbe stato più difficile! – Che cosa? – Quell’anello che porti… Chi te l’ha dato? – È un regalo di tanti anni fa… non mi ricordo sinceramente. Credo che prima fosse una collana. Arturo guardò il numero inciso. Aveva così anche il terzo numero. Aveva scoperto tutti i numeri e avrebbe potuto già andarsene. Però questa volta non voleva farlo... Voleva parlare ancora un po’ col pescatore. – Come ti chiami? – gli chiese Arturo. – Mi chiamo Alfonso. – Alfonso… È un nome molto diffuso anche in Spagna, vero? Sì, è vero. Credo che qui da noi si sia diffuso proprio durante la dominazione spagnola nel sud Italia. – Sì, è così. Arturo voleva essere sincero e non voleva tergiversare. – Alfonso, voglio spiegarti quello che succede. Ho uno scrigno... Questa è la foto. Tirò fuori la foto dello scrigno e gliela mostrò. – Lo scrigno ha una chiave e tre numeri... I numeri li hanno tre persone diverse. Tu sei una di queste persone. Alfonso chiese: – E che contiene? – Per il momento non posso dirtelo. – Perché io ho uno dei tre numeri? Arturo non volle spiegare nient’altro. La sua missione era un’altra... – Alfonso, prendi questa lettera e leggila. Anche le altre due persone riceveranno la stessa lettera. Sono identiche. Adesso me ne devo andare. Fidati di me, per favore... A presto! Arturo uscì dalla piccola casa. La lettera diceva questo: «Carissimi, Questa lettera è indirizzata alle tre persone che posseggono i tre numeri. I tre numeri aprono uno scrigno che si trova a Napoli. Vorrei che entro tre giorni voi vi riuniate nel luogo indicato per aprire lo scrigno con i tre numeri che avete. Non posso dire altro per il momento. Tra poco scoprirete chi sono, però oggi non è ancora quel momento. Buona fortuna. Un saluto, Arturo» Tre giorni dopo, Davide, Lucia e Alfonso si riunirono a Napoli, nel luogo indicato sulla lettera. – Buongiorno a tutti e due! – disse Davide. – Buongiorno! – dissero Lucia e Alfonso. I tre rimasero in silenzio per qualche secondo finché Davide disse: – Che ci facciamo qui? – Tutti avete letto la lettera? – chiese Lucia. – Sì! – risposero. – Apriamo lo scrigno allora! – decisero insieme. Inserirono i numeri che avevano rispettivamente e lo scrigno si aprì. All’interno c’era un foglio. Alfonso rise: – Ah, ah! Tutto per una foglio! Spero che sia un assegno almeno! – Qualcuno vuole leggerlo? – chiese Lucia. – Lo leggerò io! – rispose Davide. Davide prese il foglio dallo scrigno e lesse ad alta voce. «Mi chiamo Anna. Mi dispiace molto... So di non essere stata con voi per molti anni. Ho dovuto andarmene di casa per problemi e per via del lavoro. Ho mandato mio fratello Arturo per fare in modo che voi vi riuniate qui» A Davide gli tremavano le mani. – Continua a leggere! – disse Lucia. «Davide, Lucia, Alfonso. Voi tre siete fratelli. E io sono vostra madre... La madre che non ha potuto prendersi cura di voi quando eravate piccoli. Sono stata io a regalarvi le collane. E credo di essere pronta finalmente... Credo che sia arrivato il momento… Vorrei tanto che mi perdonaste». Davide, Lucia e Alfonso si guardarono. Notarono una sagoma dietro di loro. Si voltarono e lì c’era una donna... Anna... la loro madre... – Ciao, figli miei...

Recordings

Comments

basti84
May 2, 2016

grazie!

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