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Niksa
528 Words / 1 Recordings / 0 Comments

Avreste dovuto vedere il Casiraghi. Con molta semplicità si alzò e disse: "Principessa, ho il piacere e l'onore di salutarla;" fece un inchino e se ne andò. Dissi, appena fu scomparso: "Ha visto? Chi aveva ragione?"

Ma lei, nient'affatto sconcertata: "Vedrete che troveremo il compratore anche a sei."

Avrei voluto mandarla al diavolo, ma, purtroppo, ero proprio innamorato. Forse appunto perché ero innamorato, non notai la stranezza del compratore che, per cinque milioni e mezzo, le trovai di lì a qualche giorno. Alla somma, veramente forte, non fiatò. Era un signore di campagna, un giovanotto grande e grosso che sembrava un orso, a nome Pandolfi. Mi fu subito antipatico, quasi per un presentimento. Come lo presentai alla principessa, capii subito perché non aveva protestato contro il prezzo. Intanto, a quanto pare, avevano un sacco di amici in comune. E poi lui la guardava in un certo modo che non lasciava dubbi. Esaminammo al solito le tre stanze e il bagno e poi lei aprì la portafinestra e uscì con lui sul balcone per mostrargli il panorama. Io ero rimasto indietro nella stanza e così potei osservarli. Appoggiavano ambedue le mani sulla ringhiera e allora vidi la mano di lui avvicinarsi come per caso a quella di lei e poi sovrapporsi ricoprendola. Cominciai a contare, piano e giunsi fino a venti. Venti secondi di strofinamento, sembra niente, ma provate a contarli. A
venti, lei, con naturalezza, svincolò la mano e rientrò nella stanza. Lui disse, in sostanza, che l'appartamento gli conveniva e se ne andò. Restammo soli e lei, sfacciata, disse: "Avete visto Proietti? Cinque e mezzo... ma saliremo."

Il mattino dopo tornai da lei che mi aspettava, al solito, seduta alla scrivania, nel salone. Mi disse, tutta vispa: "Sapete, Proietti, che cosa ho scoperto ieri mentre guardavo il panorama con quel vostro cliente?"

Avrei voluto rispondere: "Che è innamorato di lei", ma mi trattenni. Lei continuò: "Ho scoperto che in un angolo si vede un bel po' di Villa Borghese. Proietti, bisogna battere il ferro finché è caldo... oggi al signor Pandolfi gli chiediamo sei milioni e mezzo."

Avete capito? Sapeva che Pandolfi era innamorato di lei e voleva specularci sopra. Quei venti secondi che lui le aveva tenuto la mano sulla mano, adesso glieli faceva pagare un milione tondo, cinquantamila lire al secondo. Che appetito. Ma questa volta capivo che avrebbe ottenuto la somma e provai a un tratto insieme rabbia, gelosia e disgusto. Ero stato mediatore di un affare, fin'allora; ma adesso lei mi faceva diventare mediatore di una tresca. Prima ancora che potessi rendermene conto, dissi con forza: "Principessa, faccio il mediatore, non il mezzano", e, rosso in faccia, uscii di corsa. Udii lei che diceva, per niente offesa: "Ma Proietti, che vi prende?"; e quella fu l'ultima volta che sentii quella sua voce così dolce.

Mesi dopo incontrai Antonio, il maggiordomo, e gli domandai: "E la principessa?"

"Si sposa."

"Con chi? Scommetto che si sposa con quel Pandolfi che le comperò l'attico."

"Macché Pandolfi... si sposa con un principe meridionale vecchio bacucco, che potrebbe essere suo nonno... ricco però, dice che possiede mezza Calabria... insomma, l'acqua va al mare."

"È sempre bella?"

"Un angelo."

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