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Italian Audio Request

Niksa
558 Words / 1 Recordings / 0 Comments

"Volete dire il bagno?... Eccolo." Andò ad una porticina che non avevo notato e mi mostrò una stanzetta cieca, bassa e rettangolare, in cui aveva sistemato il bagno. Al primo sguardo potei rendermi conto che le porcellane erano proprio andanti, roba da casa popolare. Lei richiuse la porticina del bagno e, mettendosi nel mezzo dello stanzone, le mani nelle tasche della giubba, mi domandò: "Allora, Proietti, quanto credete che possiamo domandare?"

Ero così preoccupato dalla sua bellezza e dal fatto conturbante di trovarmi solo con lei in quella soffitta, che per un momento non risposi nulla, guardandola. Lei forse si rese conto di quello che mi passava per la testa, perché, battendo in terra il piede piccolo e nervoso, soggiunse: "Si può sapere a che cosa pensate?"

Dissi in fretta: "Facevo un calcolo... sono tre vani... ma non c'è l'ascensore e chi compera dovrà fare dei lavori... diciamo tre milioni e mezzo."

"Ma Proietti", esclamò subito lei alzando la voce, "Proietti, io volevo chiedere sette milioni!"

Dico la verità, per un momento rimasi sbalordito. Questa combinazione di bellezza e di affarismo mi sconcertava. Balbettai finalmente: "Principessa, a sette milioni, nessuno glielo prende."

"Ma questi non sono i Parioli... questo è un palazzo storico... è il centro di Roma."

Insomma, discutemmo un pezzo, lei ritta nel mezzo della stanza, e io a buona distanza, per non essere indotto in tentazione. Parlavo e parlavo ma in realtà non pensavo che a lei, e, in mancanza di meglio, me la divoravo con gli occhi. Alla fine, molto a malincuore, si lasciò convincere per quattro milioni che era già una somma elevata. Infatti a voler calcolare un milione i lavori che bisognava farci, mettendoci anche le tasse e il resto, l'appartamento al compratore sarebbe venuto a costare quasi sei milioni. Io, che avevo già il cliente, le dissi che era un affare fatto e me ne andai.

Il giorno dopo mi presentai al palazzo con un giovane architetto che cercava appunto qualche cosa di pittoresco e di eccezionale. La principessa prese la sua chiave e ci mostrò l'appartamento. L'architetto discusse un poco sul prezzo ma alla fine accettò la somma già fissata: quattro milioni.

Ma il mattino seguente, presto, saranno state neppure le otto, mia moglie venne a svegliarmi dicendomi che la principessa era al telefono. Dal sonno quasi non ci vedevo; tuttavia la voce di lei, dolce e fine, che mi parlava, mi sembrò una musica. Ascoltai questa musica in pigiama, i piedi nudi sul pavimento, mentre mia moglie si inginocchiava per infilarmi le pantofole, e poi mi gettava un soprabito sulle spalle. Capii poco o nulla ma, tra tante parole, due, ad un tratto, mi colpirono: "...Cinque milioni..."

Dissi subito: "Principessa, ci siamo impegnati per quattro milioni... non possiamo ritirarci..."

"Negli affari non esistono impegni... o cinque milioni o nulla."

"Ma, principessa, quello si squaglia..."

"Non fate il fesso, Proietti... cinque milioni o nulla."

Dico la verità, la parola "fesso", pronunziata da quella voce, non mi sembrò né volgare, né ingiuriosa: quasi un complimento. Dissi che avrei fatto come lei voleva e subito dopo telefonai al cliente comunicandogli la novità. Lo udii esclamare subito all'altro capo del filo. "Non scherzate voialtri: un milione di più dalla mattina alla sera."

"Che ci vuol fare... questi sono gli ordini."

"Beh, vedrò... ci penserò."

"Allora lei mi farà sapere..."

"Sì, ci penserò, vedrò."

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