La prima volta in cui ho incontrato Josè Mourinho eravamo allo stadio Minierao di Belo Orizonte in Brasile. Era il giugno del 2008. Lui aveva appena firmato per l'Inter, dopo qualche mese di disoccupazione e non vedeva l'ora di tornare a lavorare. Era li per visionare Adriano. Brasile e Argentina giocavano una partita di qualificazione mondiale. Partita di gran nome ma in realtà noiosissima. Murinho era con tre persone. Me lo ricordo nell'atrio dello stadio. La gente defluiva al termine della gara. Lui aspettava di poter parlare con Adriano e praticamente non riusciva a star fermo. Praticamente saltava. Aveva una voglia di tornare a lavorare che gli scappava da tutte le parti.
Benvenuto Josè Mourinho. Grazie.
Sono passati 7 anni dalla sua prima frase celebre in Italia: "Non sono un pirla."
Come nacque? Fu il suo insegnante di Italiano a suggerirla o...No, io sapevo di andare all'Inter qualche mese prima di andare e avevo bisogno per lavorare bene, avevo bisogno di comunicare il più presto possibile, comunicazione importante per me.
Ho avuto un professore fantastico, Gianluca, che lavorava nell'ambasciata italiano di Lisbona, e abbiamo avuto 2 mesi intensi, dove
avessi la possibilità di arrivare a Milano e poter fare una conferenza stampa, il primo giorno nello spogliatio di comunicare con la squadra in, no dico Italiano però nel mio italiano. E lui mi ha preparato vermente bene perché mi ha preparato tanto con parole, espressioni di calcio ...
... si ...
... e anche con un pochettino di Milanes, e, ovviamete è troppo difficile per me d'imparare, però qualche parola che ho potuto utilizzare, Gianluca è stato un professore fantastico, e per questa ragione è ancora amico mio.
E quella fu soltanto la prima di una serie di espressioni - prostituzione intelletuale, zero titoli, rumore dei nemici - che, all'epoca non esistevano gli ashtag (#), però vennero trattate, sono tuttora trattate, come ashtag. Sono parole che dicono tutti. Quante di queste erano spontanee e quante ... tutte ... le venivano in mente?
No, tutte, tutte spontanee. Il calcio è emozione. Io non riesco ancora dopo tanti anni, perché già più di 10 anni come, più di dieci, no 15 anni ... quindici anni di carriera ... come primo allenatore, però non riesco a farlo senza questa passione, senza questa emozione. Controllare la emozione ovviamente, un pò più sapere quello che è fondamentale e quello che non è fondamentale. Ho ovviamente oggi un controllo più grande, che io penso fa di me meglio allenatore che 10 anni fa. Però la emozione deve essere sempre. E la mia carriera all'Inter è stata piena d'emozione. Tutto è stato emozione ... ecco a questo .... i momenti difficili, i momenti belli ... drammatici ... drammatici, tante cose che hanno successo che qualche volta è uscita qualche parola.
A questo proposito, in una bellissima chiacchierata con Gary Neville qualche tempo fa, lei ha detto "le mie squadre del cuore sono il Chelsea e l'Inter", ecco che cosa
