Fotografia è strumento tecnico, ottico, chimico per documentare fedelmente la realtà. Ecco, a me questa definizione mi stava un po' stretta.
L'idea che la fotografia è un mezzo altamente deformante la realtà.
Io direi che la fotografia si può sintetizzare in due parole: è lo scarto differenziale tra quello che tu credevi di aver visto, che ti aveva attratto, e quello che invece tu ti ritrovi dopo, e il fotografo è colui che riesce a manovrare questa differenza.
La fotografia raffigura uno spazio di tempo e di realtà, la ripropone come non sarà mai più. Una delle caratteristiche dell'immagine fotografica è quella di essere al di fuori del tempo.
Io documento il presente. Il presente ha le sue rovine ma anche le sue bellezze.
Non è tanto la macchina fotografica, è tutto il meccanismo della fotografia che diventa una macchina per immaginare il presente in tempo reale.
Il colore è descrizione, il colore è realtà. Bianco e nero e immaginazione.
La fotografia deve dare informazione e questa è la forza di una buona fotografia. Come diceva Rossellini "Ha una realtà oggettiva vederla per quello che è però con sentimenti, con amore".
L'atto del vedere per me è un atto di parcellizzazione della realtà che crea altri altri atti di immaginare.
Sai, la fotografia è un'immagine fissa. Però ci sono dei momenti che se tu stai attento riesci a far dire all'espressione di quel momento quello che stanno facendo.
Le fotografie devono raccontare quello che sta accadendo. Questo è appunto il senso che bisogna dare al lavoro: immaginare una foto e saperla aspettare.
Ci vuole pazienza per fotografare in città. Ho capito che la cosa importante non era il fare la foto ma era il guardare. Cioè nel gesto, nel sentimento dello sguardo c'era tutto. La fotografia era ben poco cosa. Era, come dire, era la testimonianza di questo sguardo.
Guardare il mondo attraverso un mirino è rimandare ad altri il proprio modo di guardare il mondo. Il problema è cosa si esprime attraverso questo sguardo sul mondo.
Si cerca di capire, di capire cosa succede. Quindi la fotografia indaga non per giudicare, ma per, tutto sommato, accettare e comprendere.
Credo che la responsabilità del fotogiornalista o del giornalista sia molto importante. Uno si deve avvicinare ai problemi con rispetto, cercando di dare un minimo di speranza, di cogliere... sì, raccontare il peggio ma anche dare una speranza per un futuro migliore.
Al signor Palomar la strada che resta aperta è questa: si dedicherà d'ora in poi alla conoscenza di se stesso, esplorerà la propria geografia interiore, traccerà il diagramma dei moti del suo animo, punterà il suo telescopio sulle orbite tracciate dal corso della sua vita anziché su quelle delle costellazioni. «Non possiamo conoscere nulla d'esterno a noi scavalcando noi stessi, -egli pensa ora, - l'universo è lo specchio in cui possiamo contemplare solo ciò che abbiamo imparato a conoscere in noi»."