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NewtonBoccia
Complete / 8272 Words
by berost90 0:00:07 - 0:01:20

Allora, abbiamo deciso che io prima introduco Monda e poi Monda introduce me. Perché ci pare utile far parlare prima l'autore, che di solito parla come ultimo... Ma, perché io vorrei che spiegasse un po' cos'è questo libro e come lo ha fatto perché, come forse già sapete, è andato a intervistare unaserie di grandi scrittori americani per chiedergli i film che amavano di più. Quindi, c'è una varietà enorme di opinioni. Il presentatore non saprebbe da dove cominciare: se commentare l'amore di uno scrittore per Godà (???) e l'odio per il medesimo di un altro... eccetera eccetera. Quindi è meglio che prima Monda v'inquadri l'inchiesta: forse spiegando il perché gli è venuta in mente un'idea così perversa. E poi, vabbè, io ho... certamente dirò quali sono i cinque film e qualcos'altro che penso sulle ragione per cui valeva la pena di fare un libro così e quali sono i rapporti tra gli scrittori e il cinema.

by anber 0:01:20 - 2:16

Allora, buonasera. Voglio ringraziare innanzitutto il mio editore, la Mondadori, la Libreria Feltrinelli che mi ha accolto e ovviamente Umberto Eco. E' un grande onore essere con te qui stasera. Dirò qualcosa brevemente su questo libro, come nasce, è giusto che lo dica. Tecnicamente, nasce da una serie giornalistica che ho fatto per "La Repubblica", il giornale per il quale scrivo, tre estati fa. Proposi al direttore Ezio Mauro esattamente questa idea: intervisto degli scrittori, chiedo quali sono i loro film preferiti. E feci sei interviste che ebbero un certo riscontro, un po' per la stranezza di alcune scelte, ovviamente per il peso degli scrittori medesimi, e anche perché alla fine mi era venuta l'idea veramente perversa di chiedere quali sono i film che detestate, ovviamente tra i classici, tra i grandi film. Poi mi è venuta l'idea di sviluppare questa base di partenza di sei interviste e farlo diventare un libro. Ovviamente sei non sono sufficienti, sono diventate venti, ne ho intervistati altri quattordici in questi tre anni.

by freya12 2:16 - 3:50

Ma questa è solo la partenza tecnica di questo libro; la realtà è che mi interessava capire alcune cose. La prima: ho il privilegio, o la fortuna, lavorando a New York come collaboratore alla pagina della cultura per "La repubblica" di intervistare, frequentare, e in alcune occasioni, lo dico con assoluta umiltà, ho il privilegio di essere entrato in una certa confidenza con alcuni di questi scrittori al punto che a cena, vedendosi in situazioni un po' informali, raccolgo alcune dichiarazioni, alcune confessioni, alcune confidenze, mi riferisco al cinema ovviamente, che generalmente questi stessi scrittori non direbbero, non rivelerebbero con la stessa serenità e sincerità in un'intervista un pochino più "stiff" come si dice in America, un pochino più legnosa. Nel senso che, in un'intervista pubblica, o raccolta da una persona con cui non si ha confidenza, difficilmente si ammette che non si ama un regista o un'artista che è considerato intoccabile e immortale e con la stessa difficoltà si rivela che ci sono dei film non bellissimi, non altissimi, che si amano intensamente. questo è il motivo. Quindi cercavo di rivelare la verità su questo approccio. Ma ce n'è un secondo che da sempre mi ha affascinato, e credo

by freya12 3:50 - 6:50

che sia anche il tema di una delle cose che vorrà approfondire Umberto: il rapporto tra parola scritta e immagine. Il cinema è l'immagine, è il linguaggio dell'immagine in movimento e quindi mi chiedo come degli scrittori, anche così importanti, che fanno della parola, dell'uso della parola, il modo di esprimersi, si confrontino con chi invece usa l'immagine. Un grande scrittore dell'800 Victor Hugo in uno dei suoi romanzi più famosi, "Notre Dame de paris", racconta di un personaggio che dice a un altro personaggio vedendo i campanili dl duomo della cattedrale di Notre Dame "Questo ucciderà quello". Cosa intendeva? Che il linguaggio dei bassorilievi aveva ucciso, secondo lui, la tradizione orale e poi aggiungeva che i libri, il linguaggio della parola, sta uccidendo il linguaggio dei bassorilievi. Oggi mi chiedo, lo chiedo soprattutto a Umberto Eco, se il linguaggio dell'immagine, che non è solo il cinema e la televisione: è anche internet eccetera eccetera, stia o meno distruggendo il linguaggio della parola scritta. è una delle domande che ho posto in questo libro agli scrittori, trattando con autori che della parola fanno motivo di vita. Questo è il presupposto. Poi, prima di passare la parola, voglio dire che mi hanno colpito alcune cose. innanzitutto tra 20 scrittori, che ovviamente è un numero molto ristretto per poter fare qualunque tipo di riflessione generale, ma è un numero di persone molto qualificate, moto attente al linguaggio, all'arte, al cinema, nessuno, dico nessuno, ha scelto tra i 5 film (sono 20, quindi 100) un film della ? ? nessun film di ? ?, nessun film di..., con un'eccezione che vi dico a breve, nessun film di ? ?, nessun film di ? ? eccetera eccetera. Anzi, quasi tutti, o comunque una buona percentuale, li ha scelti come film da detestare. Mi ha molto colpito. Io non sono, tra tutti i generi che amo, un grande estimatore di quel momento, che pure so essere molto importante, ma che sia totalmente ignorato, o addirittura in alcuni momenti disprezzato, mi ha molto colpito. L'eccezione è Jan Luc Godard che, se è vero che nella stragrande maggioranza, o comunque che in numero considerevole di intervistati è considerato come il regista da non amare, o addirittura da detestare, c'è un eccezione in positivo, Jonathan Lethem, che individua nel film "Alphaville" un grande film e quando io rispondo ti voglio dire che però che però Philip Roth, Daniel ?

by freya12 6:50 - 12:10

, ho fatto una lunga lista, hanno detto che invece non ne possono più di Godard ha detto: "Sbagliano. La mia tesi è che loro si sentono (questo forse può essere interessante) invasi nel loro campo, nel loro specifico". Questa è la tesi di Lethem, cioè Godard sarebbe un regista molto letterario, molto che.. che.. che.. che invade il campo della letteratura. La seconda ehm.. il secon.. la seconda affermazione, e poi mi fermo, voglio soltanto dire quali sono stati i film più amati, anche qui una statistica molto.. molto piccola. in assoluto il film più amato è "Toro scatenato" di ehm Martin Scorsese, film che peraltro ama anche il sottoscritto, Ehm Philip Roth appunto è uno che l'ha scelto, l'ha scelto Martin ?, due scrittori molto molto diversi. Il secondo film più amato, più apprezzato, è "Barry Lyndon" di Stanley Kubrick, altro film che io amo particolarmente, ma, sempre personalmente,tra i film di Kubrick forse non è il mio personale preferito e credo per molti non lo sia. Ehm come mai, cos'hanno questi due film, poi ce ne sono altri molto amati, cos'hanno di particolare, qualcosa nello specifico filmico, qualcosa nell'uso del.. dell.. delle immagini? Certamente. Sono due film dove l'immagine è fortissima, no? Ehm basta pensare a come inizia "Toro scatenato": Robert De Niro - Jake LaMotta - in bianco e nero leggermente rallentato che sta sul ring mentre si sente la cavalleria rusticana, l'intermezzo di Mascagni, e c'è un'idea di regia formidabile. Ehm Jake LaMotta è un uomo il cui unico talento è saper far male alla gente e quindi capisce, oh, ed è la sua tragedia, che c'è solo un posto al mondo dove quel talento può dargli successo, che è il ring. Far male diventa un motivo di successo. Fuori dal ring diventa una tragedia. E la tragedia di Jake LaMotta è che prima o poi deve uscire dal ring. Quella immagine: lui, nel ring - sembra quasi avvolto nella nebbia -, si intravedono dei flash, non vediamo che c'è fuori, sintetizza in un'immagine tutto il film. Su "Barry Lyndon" e l'immagine credo ci sia pochissimo da dire, vi dico soltanto che lui costrinse il suo direttore della fotografia, John Alcott, a inventare una lente il cui diaframma si apriva a 0.2 - chi sa un po' di fotografia sa che è un'apertura molto molto importante - per poter ri.. girare con un minimo filo di luce, e ricorderete tutti le immagini ispirate alla grande tradizione pittorica di quel periodo inglese che ?? ??. Mi fermo per il momento qui, perché potrei e vorrei raccontarvi molte cose e ascio la parola a Umberto Eco. Vi ringrazio."
Umberto Eco: "Ma io non credo a nessuna di quelle cose che han detto gli scrittori a te, perché ogni scrittore odia tutti gli altri scrittori, e quindi dà notizie false a proposito delle sue preferenze e pro.. forse lo fa anche a proposito dei film. Son.. sono.. sono brutta gente, come i medici e i dentisti. Siete mai andati da un medico o da un dentista dicendo: "Son stato dal suo collega che mi ha fatto la..". Quello vi guarda e vi dice: "Ma che stupidaggini!". Cioè, la prima cosa che fa un medico è dire che quello che vi ha detto l'altro è una roba insostenibile, e così fanno gli scrittori. Ma ehm.. pazienza. Qual è il rapporto tra scrittori e cinema. A me pare enormemente importante. Intendiamoci, alcuni.. stiamo parlando di scrittori di romanzi..".
Antonio Monda: "Sì certo, sì sì. Sì sì".
Umberto Eco: "Scrivere un romanzo non è affatto come scrivere una poesia. Per scrivere una poesia contano le parole e il resto vien dopo. Verba tene, res sequentur. Scrivere un romanzo, invece ciceronia.. ciceroniamente è rem tene, verba sequentur. Devi avere un mondo davanti a te, una struttura narrativa. E questo è esistito sin dalla Grecia antica. Aristotele scrive la "Poetica", che tutti credono sia un trattatello sulla tragedia o sul teatro, ma è anche sulla letteratura, sul romanzo, perché distingue tra plot e story, tu.. tutte le cose su cui ci affanniamo ancora noi oggi. E nel 1932 un certo Mortimer Adler ha usato Aristotele per scrivere un'estetica del cinema, tanto che io sostengo, e ci ritorneremo, che la "Poetica di Aristotele spiega esattamente come è fatto "Ombre rosse" di Fo. Lo prendete..."
Antonio Monda: "Quest... non lo metto in dubbio ma voglio sentire.."
Umberto Eco: ".... Quindi vuol dire che, sin dagli inizi, ehm, il cinema si è ispirato alle strutture narrative degli scrittori. E, almeno questa è la mia esperienza, ma credo sia quella di molti. Molti scrittori hanno imparato molto più dal cinema che dagli altri scrittori. Qualcuno che forse mi ha già sentito altre volte sa qual è una mia ossessione, ma una delle più belle pagine cinematografiche è l'inizio dei promessi sposi.

by freya12 12:10 - 13:47

dove c'è una camera, messa su un elicottero, che scende pian piano da altezza geografica ad altezza topografica, poi arriva giù, poi fa questo movimento e per traveling fa tutta la strada sino, ehm, a Lecco, vedendo finalmente il Resegone di profilo, mentre prima lo vedeva dall'alto, e una volta arrivato a Lecco.. si potrebbero perdere ore ad analizzare la sequenza cinematografica che, ehm, apre i "Promessi sposi". ohegibo (n.d.t. unintelligibile sound) il Manzoni non conosceva il cinema e neanche l'elicottero, ma sapeva guardare il mondo dal punto di vista di un angelo, almeno questo ce lo ammetterete, e nelle "Cronache di Norimberga", un ?? ?? (n.d.t. could be "albo") del '400, c'è una creazione del mondo che è totalmente cinematografica: prima.. è una serie di immagini, prima c'è il mondo visto lontanissimo, da Dio, poi tac tac tac tac tac tac tac si allarga, si allarga poi dgn (n.d.t. unintelligible sound) e arrivano Adamo ed Eva. Quindi, la tecnica cinematografica è più vecchia del cinema. Questo vuol dire che molti scrittori si sono ispirati alla tecnica cinematografica e molti autori di cinema si sono ispirati a tecniche di scrittura. Questo è molto importante. Io, come autore di romanzi, se

by silvia_ 13:47 - 15:33

devo essere assolutamente sincero, se devo citare due o tre o quattro, forse cinque autori di letteratura che mi hanno profondamente influenzato diciamo Nerval, Huysmans, Joyce, Thomas Mann, Borges; ok non vi aspettavate Thomas Mann, beccate questo, vuol dire che non avete capito niente, ma sono stato influenzato molto di più da tutti i film che ho visto, che mi hanno insegnato una sintassi. E citerò subito l'ultimo, visto che devo a un certo punto confessarmi, ed è "Giorno maledetto, Black Day at Black Rock" di John Sturges. Forse ve lo ricordate, Spencer Tracy senza un braccio, con un braccio... Questa è un altra sorpresa.. Eh? Non è l'unica sorpresa quella di prima. Eh. Con un braccio morto che arriva a fare un'inchiesta su una cosa di razzismo nell'America più profonda, eccetera eccetera eccetera, e viene fatto oggetto delle cose più vergognose, più umilianti; viene trattato male,eccetera eccetera, un giorno è seduto al bar, col suo braccio sifulo così, e gli viene vicino uno dei razzisti più schifosi che gli dice qualcosa eccetera, e ormai quando il pubblico ormai non ne può più, alza il braccio buono e fa "pah!" e quello fa un volo di dieci metri, sfonda la finestra e finisce sulla strada.

by startrek 15:33 - 42:59

ECO(E): Allora abbiamo deciso che io prima introduco Monda e poi Monda introduce me, perché ci pare utile far parlare prima l’autore che di solito parla per ultimo, ma perché io vorrei che spiegasse un po’ cos’è questo libro e come lo ha fatto perché come forse già saprete è andato a intervistare una serie di grandi scrittori americani per chiedergli i film che amavano di più quindi c’è una varietà enorme di opinioni, il presentatore non saprebbe da dove cominciare, se commentare l’amore di uno scrittore per non so Godard e l’odio per il medesimo di un altro eccetera eccetera quindi è meglio che prima Monda vi inquadri l’inchiesta anche forse per spiegarvi perché gli è venuta in mente un’idea così perversa e poi va beh io certamente dirò quali sono i miei cinque film e qualcos’altro che penso sulla sulle ragioni per cui valeva la pena di fare un libro così e quali sono i rapporti fra gli scrittori e il cinema.

MONDA(M): Allora buonasera, voglio ringraziare innanzitutto il mio editore, la Mondadori, la libreria Feltrinelli che mi ha accolto e Umberto Eco è un grande onore essere qui con te questa sera. Io (dirò?) qualcosa … brevemente … su questo libro… come nasce .. è giusto che lo dica, tecnicamente nasce da una serie giornalistica che ho fatto con La Repubblica, giornale per il quale scrivo, tre estati fa proposi al direttore Ezio Mauro, esattamente questa idea, intervisto degli scrittori e chiedo quali sono i loro film preferiti e feci sei interviste che ebbero un certo riscontro un po’ per la stranezza di alcune scelte ovviamente per il peso degli atto…scrittori medesimi e anche perché alla fine mi era venuta l’idea, quella si veramente perversa, di chiedere quali sono i film che detestate, ovviamente tra i classici tra i grandi film. Ehm, poi mi è venuta l’idea di sviluppare questa base di partenza di sei interviste e farla diventare un libro, ovviamente sei non sono sufficienti, sono diventate venti, ne ho intervistati altri quattordici in questi tre anni. Ma questa è solo la partenza tecnica di questo libro, la realtà è che mi interessava capire alcune cose. La prima, ho il privilegio o la fortuna ehm lavorando a New York come collaboratore alla pagina della cultura per La Repubblica di intervistare frequentare e in alcune occasioni, lo dico con assoluta umiltà, ho il privilegio di essere entrato in una certa confidenza con alcuni di questi scrittori, al punto che a cena, vedendosi in situazioni un po’ informali raccolgo alcune dichiarazioni alcune confessioni alcune confidenze (mi riferisco al cinema ovviamente) che generalmente questi stessi scrittori non direbbero non rivelerebbero con la stessa serenità e sincerità in un intervista un pochino più più stiff come si dice in America un po’ più legnosa, nel senso che in un intervista pubblica o raccolta da una persona con cui non si ha confidenza difficilmente si ammette che non si ama un regista o un artista che è considerata(o) intoccabile immortale e con la stessa difficoltà si rivela che ci sono dei film non bellissimi non altissimi che si amano intensamente, questo è il motivo quindi cercavo di rivelare la verità su questo approccio ma ce n’è un secondo, che da sempre mi ha affascinato e credo che sia anche il tema di una delle cose che vorrà approfondire Umberto, il rapporto tra parola scritta e immagine, il cinema è l’immagine, è il linguaggio dell’immagine in movimento e quindi mi chiedo come degli scrittori così importanti che fanno della parola dell’uso della parola il modo di esprimersi si confrontino con chi invece usa l’immagine. Un grande scrittore dell’Ottocento, Victor Hugo, in uno dei suoi romanzi più famosi “Notre Dame de Paris” racconta di un personaggio che dice a un altro personaggio vedendo i campanili della chiesa Cattedrale di Notre Dame: “ceci tuera cela”, che significa questo ucciderà quello, cosa intendeva che il linguaggio dei basso-rilievi avevano ucciso, secondo lui, la tradizione orale e poi aggiungeva che i libri, il linguaggio della parola, stava uccidendo il linguaggio dei basso-rilievi. Oggi mi chiedo, lo chiedo soprattutto a Umberto Eco, se il linguaggio dell’immagine, che non è solo il cinema, è anche la televisione, anche internet, eccetera eccetera, stia o meno distruggendo il linguaggio della parola scritta, è una delle domande che ho posto agli scrittori in questo libro trattando con autori che della parola fanno motivo di vita, questo è il presupposto, poi, prima di passare la parola, voglio dire che mi ha colpito…mi hanno colpito alcune cose. Innanzitutto tra venti scrittori, che ovviamente è un numero molto ristretto, per poter fare, come dire, un qualunque tipo di riflessione generale ma è un numero di persone molto molto qualificate molto molto attente al linguaggio all’arte al cinema nessuno dico nessuno ha scelto tra i cinque film preferiti, sono venti quindi cento, un film della Nouvelle Vague, nessun film di Truffaut, nessun film di, con un’eccezione che vi dirò tra breve, nessun film di Louis Malle, di Rohmer, eccetera eccetera. Anzi quasi tutti, una buona percentuale li ha scelti come film da detestare. Mi ha molto colpito, io non sono, tra tutti i generi che amo, un grande estimatore di quel momento che pure so essere molto importante ma che sia totalmente ignorato o addirittura in alcuni momenti disprezzato mi ha molto colpito. L’eccezione è Jean Luc Godard, che se è vero che nella stragrande maggioranza o comunque un numero consistente di intervistati è considerato come il regista da non amare o addirittura da detestare, c’è un’eccezione in positivo Jonathan Lethem, che individua nel film Alphaville, un grande film, e quando io rispondo gli voglio dire che però [nomi inglesi di autori non intellegibili] gli ho fatto una lunga lista, hanno detto che non possono più di Godard, ha detto: “sbagliano”, la mia tesi è, questo può essere interessante, loro si sentono invasi nel loro campo nel loro specifico, questa è la tesi di Lethem, cioè Godard sarebbe un regista molto letterario molto che che invade il campo della letteratura, la seconda…la seconda osservazione e poi mi fermo, voglio soltanto dire quali sono stati i film più amati, anche qui è una statistica molto piccola, in assoluto il film più amato è “Toro scatenato” di Martin Scorsese, film che peraltro ama anche il sottoscritto, Philip […] è uno che l’ha scelto, l’ha scelto Martin […]., due scrittori molto molto diversi, il secondo film più amato, più apprezzato è “Barry Lindon” di Stanley Kubrick, altro film che io amo particolarmente ma sempre personalmente tra i film di Kubrick non è forse il mio personale preferito credo per molti non lo sia. Come mai? Cos’hanno questi due film? Poi ce ne sono altri molto amati, cos’hanno di particolare, qualcosa nello specifico filmico, qualcosa nell’uso delle immagini, certamente sono due film dove l’immagine è fortissima, basta pensare a come inizia “Toro scatenato” Robert De Niro Jack La Motta in bianco e nero, leggermente rallentato, che sta sul ring mentre si sente la “Cavalleria rusticana” per mezzo di Mascagni e c’è un’idea di regia formidabile. Jack La Motta è un uomo il cui unico talento è saper far male alla gente e quindi capisce, ed è la sua tragedia, che c’è solo un posto al mondo dove quel talento può dar successo, che è il ring, far male diventa un motivo di successo, fuori dal ring diventa una tragedia e la tragedia è che Jack La Motta prima o poi deve uscire dal ring, quella immagine, lui nel ring, sembra quasi avvolta dalla nebbia, si intravedono dei flash, lui è coperto, non vediamo chi c’è fuori, risintetizza in un’immagine tutto il film. Su “Barry Lindon” e l’immagine, credo ci sia pochissimo da dire, vi dico soltanto che lui costrinse il suo direttore della fotografia John Alcott a inventare una lente il cui diaframma si apriva a zero punto due, chi sa un po’ di fotografia sa che è un’apertura molto molto importante, per poter girare con un minimo filo di luce e ricorderete tutti le immagini ispirate alla grande tradizione pittorica di quel periodo inglese Gainsborough, [altro pittore inglese non riconoscibile], mi fermo per il momento qui perché potrei e vorrei raccontarvi molte cose e lascio la parola a Umberto Eco e vi ringrazio.
E: ma io non credo a nessuna di quelle cose che han detto gli scrittori a te, perché ogni scrittore odia tutti gli altri scrittori e quindi da notizie false a proposito delle sue preferenze [e] forse lo fa anche a proposito dei films, sono sono brutta gente come i medici e i dentisti, siete mai andati da un medico o da un dentista dicendo son stato da un suo collega che mi ha fatto.. quello guarda e fa ma che stupidaggini, cioè la prima cosa che fa un medico e dire che quello che mi ha detto l’altro è una roba insostenibile e così fanno gli scrittori ma pazienza. Qual è il rapporto fra scrittori e cinema? A me pare enormemente importante, intendiamoci alcuni, stiamo parlando di scrittori di romanzi, scrivere un romanzo non è affatto come scrivere una poesia, per scrivere una poesia contano le parole il resto vien dopo [latino] “verba tene res sequentur”, scrivere un romanzo invece ciceroniamente è [latino] “ren tene verba sequentum” deve avere un mondo davanti a te una struttura narrativa e questo è esistito sin dalla Grecia Antica, Aristotele scrive la poetica che tutti credono che sia un trattatello sulla tragedia o sul teatro ma è anche sulla letteratura, sul romanzo perché distingue tra plot e story, tutte le cose su cui ci affanniamo ancora noi oggi e nel 1932 un certo Mortimer Adler ha usato Aristotele per scrivere un estetica del cinema, tanto che io sostengo, e ci ritorneremo, che la poetica di Aristotele spiega esattamente come è fatto “Ombre rosse” di Ford…
M.: non lo metto in dubbio ma non la voglio sentire
E.: quindi vuol dire che sin dagli inizi il cinema si è ispirato alle strutture narrative degli scrittori e, almeno questa è la mia esperienza ma credo sia quella di molti, molti scrittori hanno imparato molto più dal cinema che dagli altri scrittori. Qualcuno che forse mi ha già sentito altre volte sa qual è una mia ossessione ma una delle più belle pagine cinematografiche è l’inizio de “I Promessi Sposi”, dove c’è una camera messa su un elicottero che scende pian piano da altezza geografica ad altezza topografica poi arriva giù poi fa questo movimento e per travelling fa tutta la strada sino a Lecco vedendo finalmente il Resegone di profilo mentre prima lo vedeva dall’alto e una volta arrivato a Lecco… si potrebbero perdere ore ad analizzare la sequenza cinematografica che apre “I Promessi Sposi”… dice .com’è… Manzoni non conosceva il cinema e neanche l’elicottero… ma sapeva guardare il mondo dal punto di vista di un angelo, almeno questo ce lo ammetterete… e nella cronaca [Cronache] di Norimberga, l’incunabolo del ‘400, c’è una creazione del mondo che è totalmente cinematografica prima, è una serie di immagini, prima c’è il mondo, visto lontanissimo da Dio, poi si allarga tac [ripete]… e arriva a Adamo ed Eva. Quindi la tecnica cinematografica è più vecchia del cinema, questo vuol dire che molti scrittori si sono ispirati alla tecnica cinematografica e molti autori di cinema si sono ispirati a tecniche di scrittura, questo è molto importante. Io come autore di romanzi se devo essere assolutamente sincero, se devo citare due o tre forse cinque autori di letteratura che mi hanno profondamente influenzato, diciamo Nerval Whisman Joyce Thomas Mann, Borges. Okay non vi aspettavate Thomas Mann, beccate questo, vuol dire che non avete capito niente…. Ma son stato influenzato molto di più da tutti i film che ho visto che mi hanno insegnato una sintassi e citerò subito l’ultimo, visto che devo a un certo punto confessarmi ed è “giorno maledetto – Black day at black rock” di John Sturges, forse ve lo ricordate è Spencer Tracy senza un braccio,
M.: questa è un’altra sorpresa, non è l’unica sorpresa quella di prima
E.: … con un braccio morto, che arriva a fare un’inchiesta su una cosa di razzismo nell’America più profonda, ecc. ecc., e viene fatto oggetto delle cose più vergognose più umilianti, viene trattato male, ecc. ecc., un giorno è seduto al bar, col braccio sifulo così e gli viene vicino uno dei razzisti più schifosi che gli dice qualcosa ecc. e ormai quando il pubblico ormai non ne può più alza il braccio buono e fa pah e quello fa un volo di 10 metri, sfonda la finestra e finisce sulla strada. Quando sono andato a vedere questo film dopo questa scena metà della sala è uscita, erano gente che avevano già visto tutto il film e che aspettavano…, anche perché a quei tempi si aveva il privilegio di poter entrare al cinema a metà. Che è come la vita, io sono entrato nella vita che c’era già stata la Rivoluzione Francese però lo imparata subito non è che ho fatto una gran fatica. Adesso ci prendono tutti per stupidi e bisogna andare all’inizio ma pazienza. Cosa mi ha insegnato questo “Giorno maledetto”… un dosaggio…un ritmo, un respiro, devi arrivare sin che il lettore non ne può più, non prima e non dopo, un film che mi ha insegnato molte cose, più di tanti altri. Quindi voglio eliminare subito i grandissimi ma io ho scritto dei saggi su Antonioni, adoro Hitchcock ma mi va bene anche Godard, so chi sono i grandi del film, figuriamoci se [?] non è fra i miei film più importanti ma quali sono i film che mi hanno formato…
M.: …questo è il vero punto…quali sono i film della vita.
E.: Fred Astaire e Ginger Rogers
M.: Quale? Quale?
E.: Tutti! Avevo 5 o 6 anni, i miei genitori andavano al cinema, quasi sotto casa, il cinema Dante, che forse allora si chiamava Umberto ma era detto il Gessom [?] in alessandrino, il ghiacciato, perché faceva un freddo boia ma noi andavamo, eravamo piccola borghesia si andava in galleria e loro volevano andare a vedere Fred Astaire e Ginger Rogers, soltanto [che] ai bambini da… figuratevi i miei turbamenti sessuali rispetto a Ginger Rogers, che rivista adesso cammina come un gentiluomo prostatico ma … comunque … quindi un certo ritmo, un gusto della danza e forse sono i film … i primi film che mi hanno emozionato. Poi, prima della guerra, è arrivato “Ombre rosse” e con mio papà dovevamo andare a vedere un altro film e c’era troppa gente e siamo andati via, allora dice “andiamo a vedere quello” e “Ombre rosse”, per me, ancora adesso, se per i marziani del 3000 bisognasse salvare un film, per spiegare che cos’è il cinema, io metterei “Ombre rosse”, c’è tutto, c’è la poetica, da Aristotele, c’è tutto, si vedono persino le ruote della diligenza che girano all’incontrario ma quand’ero piccolo non me n’ero accorto, quindi “Ombre rosse” è narrativamente, per me, il capolavoro ed è persino più bello del “Boule de suif” di Maupassant, …
M.: da cui è tratto…
E.: a cui a cui si ispira, perché in “Boule de suif” non c’è, Thomas Mitchell, dottore ubriaco o Ralph Meeker [intende Donald Meek], il poveretto che fa collezione di liquori o il meraviglioso John Carradine,
M.: Carradine
E.: non parliamo Ringo o di … notiamo non mi è mai piaciuta fisicamente Claire Trevor ma adoro questo film anche se la protagonista non la avrei mai sposata. Poi ho passato un periodo lungo durante gli anni dell’oscuramento, dello sfollamento, in cui, grazie a delle conoscenze di mio zio, andavo al cinema gratis nei due cinema di Nizza Monferrato, ne ho visti dei quintali, ma ormai c’erano solo i film comici tedeschi con Theo Linden o i film d’amore con Zarah Leander, ecc. con dei seni enormi ma non mi hanno lasciato nessuna traccia consistente meno “Vorrei volare” grande grandissimo … grandissimo film dove … l’aereo nel pagliaio … l’ho …. Recentemente son riuscito a ricomprarlo su Amazon. Al ritorno in città dopo la guerra, i film che mi hanno cambiato la vita sono: “Il sergente York”, con con…
M.: Gary Cooper.
E.: Gary Cooper, l’umidificazione del mirino e il grido del tacchino, quando spara sul tedesco, non ha niente di speciale questo film anzi forse è un elogio della guerra contro contro il pacifismo che peraltro si ritrova anche in “Mezzogiorno di fuoco”, ma ma pazienza, non so per quali ragioni per cui poi Gary Cooper per me è rimasto per me l’attore, tutti gli altri non mi non mi interessavano. Secondo: “Orizzonti di gloria” [intende “Ribalta di gloria”] o “Yankee doodle dandy” con James Cagney film che pochissimi conoscono, tranne i miei ospiti in campagna che obbligo ogni anno a rivederselo perché il tap dancing…
M.: come balla lui è formidabile…
E.: di James Cagney risp… è meglio di Gene Kelly e di tutti gli altri e poi c’è tutta questa retorica patriottica americana, ovviamente ma nel dopoguerra, quando sventolava una bandiera a stelle e strisce, era la nostra bandiera. Era la bandiera della liberazione. E quindi, questo film, se vi capita, andatelo a rivedere, che se poi volete un'altra scena…. Abbastanza sublime, di danza di James Cagney, è quello con Shanghai Lil, come si chiama? Step-foot parade [intende Footlight Parade], va beh ma non importa c’è anche Doodle Dandy, rimane un grande film e poi… “Casablanca”. Anche lì i miei ospiti sono a vederselo due volte due volte all’anno, sì, un po’ come il premio “Philadelphia”, voi sapete, il primo premio, una settimana a Philadelphia, secondo premio due settimane a Philadelphia. Dopo di che, il resto, va beh, ricordo delle scene, che …. Mi hanno insegnato cosa vuol dire fare film. La rapina in banca di “Prendi i soldi e scappa”…
M.: Quale quella col biglietto o con….
E.: …quella col biglietto, cioè non si può. Il vagone letto di Totò.
M.: “Totò a colori”
E.: I tempi e benché non c’entri proprio col film ma “il sarchiapone” di Walter Chiari. Ecco quelli sono i film che mi hanno insegnato a scrivere. Tutti gli altri… è come Omero, Omero non mi ha insegnato a scrivere, ci mancherebbe, è grande e va bene ma questi sono messi qui e che ho rivisto 100 volte, basta.
M.: Allora, grazie innanzitutto…vorrei…
E.: Ah, no, no, Biancaneve!
M.: ovviamente di Disney…
E.: Biancaneve, da piccolo…
M.: prima di chiedere a Umberto Eco, di svelare anche film, pensaci qualche minuto, che invece detesta profondamente e ci dirà perché, voglio solo aggiungere una breve cosa e poi se avete bisogno e vi leggo solo una pagina in cui rivelo i miei film preferiti e la cosa che volevo dire, la riflessione molto attenta e importante su immagine e ovviamente parola mi ha fatto venire in mente quando Umberto parlava dell’inizio, dell’incipit dei “Promessi Sposi”, … un’altra emozione che ho provato simile leggendo un altro capolavoro della letteratura che è “Delitto e castigo”, c’è un momento, anzi il momento del libro in cui il protagonista Raskolnikov, prende… cos’è un’accetta?...credo…. e uccide queste due vecchiette, pardon la vecchietta, scusami… e nel momento in cui sta per colpire, per colpire e uccidere la donna, … Dostoevskij ferma la descrizione e dice… ora non ricordo il nome della donna… la signora Alexena [intende Alëna] o qualcosa del genere… quel giorno aveva i capelli colla riga al centro….Prego?...[non si sente]… che è esattamente uno stacco di montaggio, esattamente quello che un regista molti anni dopo, un grande regista avrebbe fatto e il dettaglio che lui nota, completamente fuori contesto perché sta in quel momento decidendo come colpire dove colpire e sta dannandosi e poi fin lì la storia prende ovviamente una strada completamente diversa, detto questo ho fatto questo esempio “dostoieschiano” non solo perché è un altro esempio di un grande scrittore perché un’altra cosa che mi ha colpito è che … c’è una riflessione da fare sugli adattamenti, nel rapporto fra cinema e immagine ci si chiede sempre come mai spesso i grandi film non divengono con pochissime eccezioni mi viene in mente “Il gattopardo”…. I grandi libri… non diventano grandi film e viceversa molti grandi film sono tratti da libri non particolarmente interessanti… La risposta che do io è che un cineasta cerca dai libri non la grande letteratura non necessariamente la grande letteratura quello che cerca è un plot, una storia, una struttura molto molto forte e dei grandi personaggi, pensate al “Padrino”, … non si può dire che “Il Padrino” sia grande letteratura però i personaggi sono indimenticabili e la struttura è meravigliosa. Sul “Padrino” potremmo parlare a lungo perché non solo io ma…
E.: il tuo libro è pieno di “Padrino”…
M.: sì è pieno di “Padrino” molti lo citano e anch’io appunto ne parlo… questo è un po’ il dato, non so se sei d’accordo, cosa cerca un regista? Perché Dostojesky è difficilissimo da adattare… è successo eh…ci sta un film espressionista tedesco che si chiama proprio “Raskolnikov”. E’ esistito un tentativo di fare un Delitto e castigo a Coney Island, nella comunità di Little Odessa, dei russi, esistono degli adattamenti però falliscono quasi sempre, artisticamente dico, perché, sapete meglio di me, che gran parte dell’azione, è interiore in Dostojesky e quindi voglio dire cinematograficamente funziona poco, Martin Evis [?] arriva a estremizzare questa idea dicendo il cinema è valido per l’esterno, per tutto ciò che è esterno, quindi azione, eccetera, è meno valido rispetto alla letteratura per ciò che è dentro avviene dentro l’anima, questo è discutibile… sei d’accordo sul discorso del del dei registi che cercano un plot … non cercano o cercano dei personaggi…
E.: cercano un’immagine. Hai citato Dostojesky, il fatto che mentre quello sta ammazzando noti…
M.: la pettinata
E.: la pettinatura… pensa Ėjzenštejn…che mentre che io non sono d’accordo con….
M.: Paolo Villaggio
E.: con Paolo Villaggio, non è una grande cagata… mentre ci ha tutta la tragedia della scalinata a un certo punto fissa sull’occhio di una donna, cioè tac! Ma che c’entra….
M.: è la stessa cosa
E.: ma perché col casino che sta succedendo vai proprio a vedere quello? E lui va vedere quello bah! Come la scriminatura in mezzo alla testa…
M.: allora vi leggo una pagina e mezza per svelare anch’io i miei gusti:” Se un giorno qualcuno mi ponesse la domanda che ho fatto ai 20 scrittori incontrati per realizzare questo libro entrerei subito in crisi. Non mi è possibile limitare solo a 5 i titoli 5 titoli film della mia vita. Nel momento in cui si chiede di svelare quali siano le pellicole che hanno segnato un’esistenza risulta evidente che la domanda non è necessariamente relativa alle opere più belle di tutti i tempi, ecco abbiamo appena sentito le scelte di Umberto Eco, ma quelle che hanno rivestito un ruolo determinante e a volte anche imprescindibile nella vita dell’intervistato. E’ altrettanto evidente che le pellicole possono coincidere con quelle universalmente ammirate, un film della mia vita è per esempio “Luci della città” di Chaplin. Che è anche un indiscusso capolavoro, credo di poterlo affermare, no. Tuttavia le opere di cui stiamo parlando sono quelle alle quali si ritorna nei momenti di commozione e debolezza, di gioia e condivisione, insomma quei film che ci ricordano un momento ed un’emozione forte, che forse non c’è più e che inevitabilmente rimpiangiamo che parlano direttamente al cuore e rivediamo sempre con felicità senza alcuna sovrastruttura intellettuale e atteggiamento da cinefilo [? Dice un'altra cosa forse in inglese], qualcosa sulla personalità dell’intervistato che va ben oltre il semplice gusto o la preparazione cinematografica. Oltre a “Luci della città”, farebbero certamente parte della mia scelta definitiva, “Il Padrino”, amo anche la seconda parte ma il primo episodio rimane, a mio avviso, un capolavoro perfetto e insuperato, del terzo preferisco non parlare, “Il mucchio selvaggio”, “Il cacciatore” e un film di Fellini, sì certamente Fellini ma quale dei suoi film? Per molto tempo ho pensato a “Le notti di cabiria”, ma poi ricordo le emozioni che mi hanno dato “Otto e mezzo”, “Asa nisi masa”, solo a pensarci rabbrividisco, per non parlare di quella battuta nel finale: “è una festa la vita, viviamola insieme”. Oppure “La dolce vita”, con la statua di Cristo che vola sui tetti di Roma, Anita Ekberg nella fontana di Trevi, il finale sulla spiaggia o “Amarcord”, “I vitelloni”, “Roma”, “Toby dammit”, insomma per Fellini che ritengo il più grande regista di tutti i tempi, chiederei un’eccezione, come per James Cagney prima ma nel mio caso che contemplasse l’intera cinematografia anche se ci sono un paio di film che non ho mai digerito ma solo un paio, vi assicuro e a questo punto cominciano i problemi. Come faccio a sopravvivere senza inserire nella lista almeno un film di Billy Wilder e quale? Mi viene da pensare subito a “L’appartemento” ma poi dico che solo un pazzo potrebbe escludere “Viale del tramonto” che, per inciso, è stato scelto da molti scrittori, per non parlare di quel “A qualcuno piace caldo”, “La fiamma del peccato”, “Sabrina”, “Prima pagina”, “Testimone d’accusa” insomma ecco subito un’altra eccezione alla quale fa seguito una terza, John Ford, eccomi qua “Ombre rosse” e poi una quarta Alfred Hitchcock e una quinta Ingmar Bergman e una sesta Akira Kurosawa. Ora mi fermo ma chi ha piazienza [vuole dire pazienza] di leggere il libro vedrà che ce ne sta anche un'altra che è Orson Wells, tra le grandi eccezioni. A questo punto voglio chiedere ad Umberto Eco, qual è il film il classico che lui invece detesta con tutto il suo cuore, perché.
E.: non lo so, perché se non mi è piaciuto l’ho dimenticato
M.: questo è un privilegio invece io li ricordo sempre
E.: mi è passato di mente
M.: mi tormentano
E.: non vado più a cercarlo
M.: però ci saranno dei classici che tu trovi sopravalutati
E.: sì diciamo allora può esserci qualche film dice vuoi venire a rivederlo dico lo so già è troppo lungo ma non è che lo detesto non non ho voglia di rivederlo ma non ho neanche voglia di rileggere “L’Eneide”
M.: lo so, ho capito ma ti è capitato di escludere
E.: che stia per conto suo da con tutto il rispetto ecco non la faccio leggere a miei ospiti in campagna come gli faccio guardare “Casablanca”, anche perché so che “L’Eneide” è un capolavoro mentre “Casablanca” è un film uscito per sbaglio ma che centra!
M.: però ti sarà capitato di discutere con amici che hanno detto questo film puntini puntini questo film è bellissimo tu dici no non mi sembra proprio così bellissimo
E.: mah… non mi ricordo, è come se mi chiedessi quali sono le donne che non ho amato, e chi se ne frega, non me lo ricordo, non m’hanno fatto vibrare nessuna nessuna corda, ci sono dei romanzi che non ho amato ma ho paura a dirlo perché io ho ril… ho cominciato a leggere il “Dottor Faustus” di Mann quattro volte, ogni volta mi fermavo e poi finalmente l’ho letto… quindi io non son mai riuscito a leggere “La fiera delle vanità” di Thackeray che mi serve moltissimo, perché quando mi chiedono hai letto hai letto …io ho due risposte: una che ho dato ieri alla mostra del libro, è stata molto apprezzata, io non leggo, scrivo, questo mette subito a tacere l’importuno, che … e l’altra dice ma si figuri non ho neanche ancora letto “La fiera delle vanità” come posso aver letto il suo libro e quindi ecco non ho mai letto “La fiera delle vanità”. No, invece, a proposito dell’ispirazione, pensa com’è cinematografico e quanti autori di cinema saranno stati ispirati da “La battaglia di Waterloo” di Stendhal, è un …
M.: il modo in cui viene raccontato
E.: …è un montaggio cinem… è tutto l’opposto di quella di Hugo che invece sembra sembra fatta da “Star wars”, tutto così ma è un problema di montaggio, ecco perché gli scrittori devono andare al cinema, come peraltro dimostrano i tuoi scrittori.
M.: ma se chiedo a te… allora capovolgiamo… parliamo dei film che ami, “Casablanca”, credo che moltissimi nel pubblico condividano questa passione, no, anch’io. Cos’è che ti piace?
E.: Guarda, io ho scritto due o tre saggi su “Casablanca”, quindi non non voglio ripetermi, “Casablanca” è un film che è riuscito bene per errore, tanto per cominciare la parte non doveva essere data a Humphrey Bogart ma a chi?
M.: A Ronald Reagan.
E.: A Ronald Reagan, e pensate, ”Casablanca” sarebbe stata una merda ma forse gli Stati Uniti ….[ridono] … avuto un’altra storia, poi loro non sapevano neanche come sarebbe andata a finire, cambiavano la sceneggiatura ogni giorno, ecco perché Ingrid Bergman è così meravigliosa, lei non sa mai se ama Laszlo o se ama Rick e quindi fa sempre la faccia sublime …
M.: a proposito di questo proba…anzi certamente lo saprai, dopo Ronald Reagan, prima di arrivare a Humphrey Bogart, c’è stato un momento intermedio in cui lo chiesero a George Raft, vi ricordate? Quel mezzo gangster, reale gangster….
E.: [parla sopra …. Ragnetto piccolo brutto]
M.: …assolutamente….e lui rifiutò con la motivazione, lo dico in inglese perché è un’espressione proprio tipicamente americana comprensibilissima, dice: “He doesn’t get the girl”, cioè lui alla fine non c’ha la ragazza va con l’altro, quindi non l’ha voluto, perché sa, che come ricorderete, la Ingrid Bergman…
E.: va beh... pare che Gary Cooper abbia detto lasciamo che “Via col vento” lo faccia Cary Grant, che non voglio mettermi in un casino del genere ecco… e poi, appunto, quindi c’è questa verità della vita, perché loro non sapevano come andava a finire il film, quindi tutto avviene come nella vita che tu non sai lei mi ama lei non mi ama, ma chissà, eccetera, e non sapendo cosa metterci ci han messo tutti i cliché di questo mondo. Ora un cliché è una porcheria, due cliché è già troppo, mille cliché è sublime, è la visione dantesca del paradiso, quindi è che un film che per eccesso d’incompetenza è riuscito un capolavoro, dove tutti capiscono che è malfatto, ma perché questo deve fare quest’altra, però a un certo punto c’è ciascuna sua parte prende qualcuno da una parte delle budella e lo afferra e da quel momento lì questo qualcuno diventa prigioniero, dimentica le altre parti non riuscite, d’altra parte, che dareste il premio Strega alla Bibbia, E’ una cosa tutta raffazzonata messa insieme in epoche diverse, ci sono degli autori bravi, degli autori ca…, eppure guarda un po’ è un best seller che ha avuto certa continua…
M.: continua a vendere
E.: che continua vendere, quindi avevo tirato fuori la teoria dei film o dei romanzi …[parola in francese incomprensibile, poi in inglese out-of-joint?] per dirla con Shakespeare nostro collega e che quindi proprio perché sono tutti smandrappati si prestano ad ogni lettura e ad ogni ricostruzione e sono, pensate, perché è dovuto diventare il film di culto quell’orrendo… massimo film di culto del… va beh… ci sono dei film di culto che sono orrendi ma proprio perché sono talmente smandrappati che ciascuno può proiettarci tutto quello che vuole e quindi il fascino di “Casablanca” trascende l’estetica, ha qualcosa a che fare con la madonna di Medjugorje, che non esiste! L’ha detto anche il Papa e però guarda quante folle ci vanno.
M.: Mi ha colpito che nei tuoi film preferiti, se ricordo bene, non c’è neanche un film italiano o sbaglio? I film della tua vita?
E.: ma sai, son stato recentemente intervistato sul neorealismo. Ma certo che …
M.: noi parliamo di qualità
E.: da giovane è stato un colpo nello stomaco vedere “Roma città aperta”, “Paisà”, eccetera. Evidentemente non sono quelli che mi hanno folgorato. Che ti devo dire. Ero già scafato. Gli altri mi han preso a tradimento, non me li aspettavo.
M.: Se mi permettete vi leggo un'altra paginetta breve poi ci fermiamo, in cui racconto quello che in America chiamano i guilty pleasures cioè i film oppure le opere che si amano con un pizzico di vergogna e … dovete darmi un attimo, svelo subito, io non riesco a resistere se passo di fronte alle immagini di un film che si chiama “Notting hill” con Julia Roberts. Dovunque lo trovo io devo fermarmi e guardarlo fino alla fine, so che non è un capolavoro e so anche che quel genere di film ne hanno fatti di molti molti più belli.
E.: però anch’io l’ho visto tre volte
M.: ah vedi, un giorno lo vediamo insieme… allora, quanto è stato importante per me “Guerre stellari”, ricordo esattamente il cinema nel quale lo vidi la prima volta, l’emozione di fronte a Luc Skywalker, che si incanta di fronte a due lune arrossate al tramonto e poi quel bar dello spazio dove scoppia all’improvviso una rissa e una creatura si volta appena a guardare cosa succede infastidita perché cose del genere in quel posto accadono ogni giorno. E ricordo il ritorno a casa in motorino con un amico, all’insaputa di mia madre che non l’avrebbe mai permesso e la colonna sonora di John Williams cantata a squarciagola nei sottopassaggi del Muro Torto a Roma, come se dovessimo conquistare il pianeta Tattooine … [rip.] … e difendere fino all’ultima goccia di sangue la galassia dalle mire di Darth Vader e del perfido imperatore. Pioveva quel pomeriggio, all’epoca andavo al cinema prima di cena, cosa che ho ripreso a fare con grande piacere da adulto, e nei riflessi bagnati del Muro Torto, cercavo qualcosa che evocasse una galassia lontana di tanti tanti anni fa, i soldati con l’uniforme bianca, i pretoriani di Darth Vader, che appaiono solo per pochi secondi ma con quel rosso solleticano la fantasia su nuove galassie nuovi guerrieri, nuove creature e nuovi amori o poi qualche anno più tardi “E.T.”, che vidi con una fidanzata dell’epoca in un’arena estiva. Tirava un forte vento e vedemmo tutto il film sotto un plaid, fu un momento di felicità pura che raggiunse il punto più alto quando i bambini cominciano a volare in bicicletta e le loro silhouette si stagliano sullo sfondo di una luna gigante. Credo che l’emozione di quella scena mi spinse a fare a quella dolcissima ragazza qualche promessa in più, più grande delle mie possibilità e soprattutto dei miei sentimenti, questo è il bello dei grandi film, ti danno per qualche illusione, per qualche secondo l’illusione dell’eternità, … un’ultimissima frase, grazie, lista dei film della mia vita, perché c’è una battuta che spiega il titolo, per questo mancano tre righe, la lista dei film della vita è segnata per ognuno di noi, da dove li abbiamo visti, in quale occasione e con chi e, per quanto mi riguarda, ho sempre creduto che fosse assolutamente vero anche per il cinema quello che Isaac Bashevis Singer diceva riguardo alla letteratura: “non c’è paradiso per un lettore annoiato”, ed è il motivo per cui si chiama così questo libro e ringrazio Francesco Anselmo che ha avuto l’idea del titolo.
M.: prima di salutarci, se non avete altre domande, vi leggo tre righe, letteralmente tre righe, non sono tanto sul cinema ma sulla letteratura e ancora una volta una frase di Isaac Singer, che è uno scrittore che amo e venero in particolare, a proposito del famoso guilty pleasure di prima, “Notting hill” che ho scoperto che anche Umberto Eco ha visto tre volte…ehm… conosco fin troppo bene le obiezioni a tale scelta, quella di “Notting hill”, non ti senti un po’ infantile a sognare con questo tipo di cinema e non pensi che il cinema, come ogni arte debba rendere il mondo un posto migliore, che abbia insomma una funzione più grande del puro piacere personale, mi viene in mente ancora una volta Singer che una volta affermò: “Amo scrivere per i bambini, perché i piccoli credono ancora nei miracoli e non pensano che il loro scrittore preferito debba salvare il mondo, solo gli adulti hanno pensieri così infantili”. E con questo vi saluto, grazie, ringrazio Umberto Eco ovviamente e ringrazio tutti voi, grazie.

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