Velocità normale, per favore. Voce femminile (Nord Italia)
Ho lasciato perdere.
Il capo stava camminando lungo il corridoio centrale, aveva una giacca di pelle, sneakers ai piedi e una felpa col cappuccio.
Luca l'ha fermato con un cenno della mano: «Oscar stavo dicendo a Gabriele che si è perso una gran serata».
Non sono riuscito a trattenermi: «Infatti sono stato il primo ad arrivare in ufficio. Voi stavate ancora dormendo». Ero riuscito a essere antipatico e secchione in un colpo solo.
Al capo si è rizzato il pelo, mi ha guardato con occhi di sfida: «Stamattina io in piedi alle sei e mezzo senza sveglia. Arrivo da un'ora di pre-pugilistica, ero così carico che il sacco quasi lo tiravo giù dalla catena. Ho fatto più di cento piegamenti».
Anche se ce l'avevo lì davanti, ho alzato gli occhi al cielo. È stato più forte di me, non ce l'ho fatta. Quando ho incontrato il suo sguardo, è stato chiaro che aveva capito quanto lo trovassi ridicolo.
«Luca, più tardi ti aspetto da me, rivediamo quella strategia» ha detto prima di uscire e senza nemmeno guardarmi.
Quando siamo rimasti soli nella stanza Luca mi ha detto: «Non potevi risparmiarti quella faccia da cazzo? Cosa ti costava?», e ha scosso la testa.
Sapevo che aveva ragione e teneva al mio posto in agenzia, forse più di me.
«Non ci ho pensato, mi è uscito così» gli ho detto, senza crederci neppure io.