La distanza della Luna da Le cosmicomiche da Italo Calvino
Una volta, secondo Sir George H. Darwin, la Luna era molto vicina alla Terra. Furono le maree che a poco a poco la spinsero lontano: le maree che lei Luna provoca nelle acque terrestri e in cui la Terra perde lentamente energia.
Lo so bene! - esclamò il vecchio Qfwfq, - voi non ve ne potete ricordare ma io sì. L’avevamo sempre addosso, la Luna, smisurata: quand’era il plenilunio - notti chiare come di giorno, ma d’una luce color burro -, pareva che ci schiacciasse; quand’era lunanuova rotolava per il cielo come un nero ombrello portato dal vento; e a lunacrescente veniva avanti a corna così basse che pareva lìlì per infilzare la cresta d’un promontorio e erestarci ancorata. Ma tutto il meccanismo delle fasi andava diversamente che oggigiorno: per via che le distanze dal Sole erano diverse, e le orbite, e l’inclinazione non ricordo di che cosa; esclissi poi, con Terra e Luna così appiccicate, ce n’erano tutti i momenti: figuriamoci se quelle due destione non trovavano modo di farsi continuamente ombra a vicenda.
L’orbita? ellittica, si capisce, ellittica: un po' ci s’appiattiva addosso e un po' prendeva il volo. Le maree, quando la Luna si faceva più nessuno. C’erano delle notti di plenilunio basso basso e d’altamarea alta alta che se la Luna non si bagnava in mare ci mancava un pelo; diciamo: pochi metri. Se non abbiamo mai provato a salirci? E come no? Bastava andarci proprio sotto con la barca, appoggiarci una scala a pioli e montar su.
Se posso ti faccio notare alcune frasi che forse hai copiato male:
-le maree che lei Luna
-Le maree, quando la Luna si faceva più nessuno.
se vuoi che registro di nuovo basta che me lo dici. ciaooo