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Shiroyasha
1721 Words / 2 Recordings / 0 Comments
Note to recorder:

Please, can you read these stories? I am interested in the pronunciation as a beginner.

Il pesce lucente

C’era un vecchio1, che aveva perso i figli e non sapevacome campare, lui e sua moglie, anch’essa vecchia emalandata. Andava tutti i giorni a far legna2 nel boscoe vendeva la fascina per comprare il pane. Un giornomentre andava nel bosco lamentandosi3, incontrò unsignore dalla lunga barba, e gli disse: “So tutte le tuepene, e voglio aiutarti. Ecco una borsa con cento ducati”.Il vecchio prese la borsa e svenne. Quando si riebbe,quel signore era scomparso. Il vecchio tornò a casae nascose i cento ducati sotto un mucchio di letame,senza dir niente alla moglie4. “Se li do a lei5, finisconopresto...” e continuò ad andare nel bosco l’indomani.La sera dopo trovò la tavola ben imbandita. “Come haifatto a comprare tutta questa roba” chiese. “Ho venduto illetame” disse la moglie. C’erano6 cento ducati nascosti!”L’indomani, il vecchio andava per il bosco sospirando più di prima. E incontrò di nuovo quel signore dalla lungabarba. “So della tua sfortuna” disse il signore. “Pazienza:ecco altri cento ducati”. Stavolta il vecchio li nascosesotto un mucchio di cenere. La moglie il giorno dopo7vendette la cenere e bandì tavola. Il vecchio quandotornò e seppe non mangiò neanche un boccone8: andòa letto strappandosi i capelli. Al bosco l’indomani stavapiangendo, quando tornò quel signore. “Stavolta non tidarò più denaro. Tieni queste ventiquattro rane: vendile ecol ricavato comprati un pesce, il più grosso che riusciraia trovare”. Il vecchio vendette le ranocchie e comprò unpesce. La notte si accorse che luccicava: mandava unagran luce che si spandeva tutto intorno. A tenerlo in manoera come tenere una lanterna. La sera lo appese fuoridalla finestra. Era una notte buia, di burrasca. I pescatoriche erano al largo non trovavano la via del ritorno trale onde. Videro la luce a quella finestra. Tremaronodirigendosi verso la luce e si salvarono. Diedero alvecchio metà della loro pesca e fecero con lui il patto: ilvecchio appese quel pesce alla finestra ogni notte e lorosempre divisero con lui la pesca. E così fecero e quelbuon vecchio non conobbe più miseria.

Il Sole innamorato

Una volta9 il Sole s’innamorò di una piccola stella chegli stava di fronte. La vedeva ogni mattina gingillarsi nelcielo e chiacchierare con tutti i pianeti e tutte le altrestelle. Sbatteva le ciglia, si specchiava nelle scie dellecomete ed era sempre pronta a catturare il primo raggiodi sole per brillare più delle altre. Il Sole, a forza di10guardarla, si era talmente innamorato di lei che un giornonon riuscendo più a controllare il suo desiderio decisedi farle un regalo11. Allungò un raggio, staccò da unanuvola un fiocco bianco a forma di rosa e lo donò allastella. La stella impertinente rise del suo gesto e il Soleper la vergogna divenne tutto rosso e si tuffò nel mareperchè12 nessuno si accorgesse. Il giorno seguente ilsole risorse e decise di fare un altro regalo alla stella.Questa volta allungò un raggio, rubò la coda a unacometa e la donò alla stella. Anche questa volta lastella scoppiò a ridere, così il sole, ormai offeso, sinascose tutto rosso dietro le montagne. Il terzo giorno il sole si stufò del comportamento della bella stella... matanto impertinente! Così decise di non farsi più vederee iniziò a girare triste e sconsolato nascondendosi13 frai pianeti. All’improvviso, quando meno se lo aspettava14,apparve una bellissima cometa che si avvicinò a lui egli disse: “amato sole, se continui così ci farai moriredi freddo! Abbiamo bisogno di te e del tuo calore! Nonci abbandonare!” Il sole commosso e lusingato dallarichiesta della bellissima cometa smise di nascondersi ericominciò a splendere sempre più forte. Il pane d’oroC’era una volta marito e moglie che vivevano tantomiseramente da rischiare di morire di stenti. Una mattinal’uomo disse alla moglie: “Voglio andare a vedere serimedio una giornata di lavoro in campagna, anche sele mie gambe non reggono per la stanchezza”. Andòe trovò un fondo e così iniziò a zappare la terra.Mentre zappava, passò di lì un nobiluomo che gli chiesecosa stesse facendo15. “Eh, signor mio, sto cercandodi16 guadagnarmi qualcosa per non morire di fame”rispose. “Ora ti darò un pezzo di pane speciale, questoti permetterà di non lavorare e di sfamarti per un belpo’17. Ma attento, devi mangiarlo solo tu, ripeto nondarlo a nessuno”. L’uomo se ne tornò18 a casa e lamoglie gli domandò chi gli avesse dato il pane. “Zitta,moglie mia, me lo ha donato un nobiluomo dicendomi chesaremo sazi per tantissimo tempo”. La moglie sbalorditagli chiese: “Perché non lo portiamo alla comare delladrogheria, così in cambio potrebbe darci della pasta?”

Dopo un attimo di esitazione il marito le rispose “Forse hairagione” sapendo di tradire19 la promessa fatta al nobile.In fretta e furia portarono il pane alla comare, la quale,diede loro non solo la pasta, ma olio, ceci, fave, insommamolto di più di quello che si aspettavano20. Dopo qualchetempo, terminate le provviste, l’uomo fu costretto21 dinuovo a dover andare per campi. Tornò a passare ilnobiluomo che, meravigliato, gli chiese: “Ancora qui? Chehai fatto del pane? Non voglio sapere nulla, te ne darò unaltro pezzo, ma guai a te22 se lo dividerai con qualcuno”gli intimò. L’uomo se ne tornò a casa tutto contentoe, quando sua moglie vide di nuovo il pane riprese atentarlo. “No, cara moglie, questa volta ho promessosolennemente” le disse seccato. “Diamogliene almeno lametà” insistette la donna. “Beh la metà si può anche darla,avanti prendi il coltello e dividiamolo in due.” disse contono deciso. Ed ecco che così facendo, uscirono dal panetante di quelle monete d’oro che la moglie per la gioia e lostupore cadde a terra e morì sul colpo23. Il marito dopo illutto prese il pane con tutte le monete e si trasferì a casa della comare e là visse cent’anni.

tre desideriUna volta, tanto tempo fa, in una grande foresta,viveva un boscaiolo. Lui abitava in una capanna ditronchi, lavorava ogni giorno ad abbattere gli alberi eguadagnava abbastanza da mantenere sé e la moglie24.Una mattina andò come al solito al lavoro. Aveva decisodi abbattere una grande quercia, e faceva già il conto25tutto contento di quante tavole e di quanta legna avrebbericavato. Prese la sua scure, si gettò sulle spalle ilsacco con un pezzo di pane e una borraccia d’acquae si avviò. Giunto alla quercia26, gettò il sacco a terra,si levò la giacca e sollevò la scure come se27 avessevoluto abbattere la quercia con un colpo solo. Ma alcolpo non cadde affatto. Dalla quercia uscì una vocinasottile e subito dopo, una meravigliosa fata apparve alboscaiolo, che rimase a bocca aperta e si lasciò sfuggirela scure dalle mani28. La fata lo pregò: “Buon uomo,risparmia questo albero, ed io saprò ricompensarti”. Il boscaiolo impietosito e confuso, rispose: “Farò cometu desideri, bella fata”. Raccolse la scure, si gettò lagiacca e il sacco sulle spalle e fece per andarsene29.Ma la bella fata lo trattenne: “Ti ringrazio, buon uomo.Voglio premiare il tuo buon cuore; esprimi tre desiderie quel che desideri accadrà”. Detto questo scomparve.Il boscaiolo si incamminò verso casa. Strada facendogli venne un appetito straordinario30 e, ancora prima divarcare la soglia gridò alla moglie: “Moglie, dammi subitoil pranzo perché ho una fame da lupi31”. “Il pranzo? Caromio, dovrai pazientare almeno un’oretta, non ti aspettavotanto presto. E cosa vorresti per pranzo?” “Budino diriso. Ma voglio una pentola grande come questa tavola.Aveva appena finito di parlare che comparve sulla tavolauna pentola piena di budino fumante. Il boscaiolo esua moglie spalancarono gli occhi; solo allora l’uomo siricordò della fata del bosco e si batté un colpo sullafronte. “Ah che stupido che sono32!” E raccontò allamoglie quello che gli era successo. “Sei proprio unostupido, il re degli stupidi!” lo sgridò la moglie. “Vorreiche questa pentola ti si attaccasse al naso”. Non aveva ancora finito di parlare che la pentola si attaccò al nasodel boscaiolo, costringendolo a piegare la testa fino aterra33. Il boscaiolo e sua moglie spalancarono gli occhipiù di prima e cominciarono a tirare la pentola per farlavenire via, ma non c’era verso di staccarla. “Adessocome si fa?” si domandarono l’un l’altro, lasciandocadere le braccia per la stanchezza. Che fare? Ormainon restava che pronunciare il terzo desiderio: “Che lapentola si stacchi dal naso!” Non avevano ancora finitodi dirlo che la pentola ricadde sulla tavola con un granfracasso. Il boscaiolo e sua moglie si sedettero a tavola emangiarono il budino di riso. Era proprio squisito, in tuttala loro vita non avevano mai mangiato roba tanto buona...per forza34 lo aveva cucinato la fata.

Le streghelleC’era una volta un cervo che viveva in una casupolavicino al bosco assieme ad un bambino. Ogni giornoquando usciva per andare a pascolare diceva al bimbo:”Tu non aprire mai a nessuno”. “Vai tranquillo, non faròentrare nessuno” rispondeva il bimbo.Un giorno mentre il cervo era al pascolo ed il bambinoera solo in casa si udirono colpi alla porta35. “Bimbo, fafreddo, apri lo stanzino; appena ci riscaldiamo, subitoce ne andiamo” dicevano delle strane vocine. “Io nondevo aprire a nessuno” rispose il bimbo e non aprì.“Hai fatto bene” lo lodò il cervo, dicendogli che levocine erano delle streghelle e che se le avesse fatteentrare lo avrebbero portato via36. Il giorno dopo, nonappena37 il cervo se ne andò, qualcuno bussò alla porta.“Oh che freddo, che freddo fa! Bimbo, bambino apri lostanzino appena ci riscaldiamo subito ce ne andiamo!!”“Poverine, come tremano dal freddo là fuori; magaripoi non sono così cattive, aprirò quanto basta perché38
possano riscaldarsi” pensò e così aprì la porta. Appenafurono dentro lo stanzino le streghelle presero il bimboe lo portarono via dalla casupola. “Povero me” piangevail bimbo ricordandosi del cervo e si mise a gridare39sperando che lo sentisse. Infatti lo sentì e dopo avereattraversato valli e monti si presentò con le sue enormicorna davanti alle streghelle che lasciarono il bimbo esparirono. “Cosa ti avevo detto? La prossima volta nonchiamarmi in aiuto” disse al bambino con aria seria.Dopo qualche giorno, mentre il bimbo era di nuovo acasa da solo si ripresentarono le streghelle e bussaronoalla porta. “Bimbo, apri lo stanzino” mormorarono. “Nonaprirò, vi conosco e non voglio essere portato via da voi”gli rispose. “Non temere, non ti faremo nulla, abbiamotanto freddo, vorremmo solo riscaldarci e poi andremosubito via” dissero piangendo e supplicando. Il bambinodopo un po’ si commosse ed aprì la porta... e le streghellecon un balzo lo ghermirono e lo portarono via con loro.“Oh, perché non ho ubbidito, stavolta il mio amico cervonon verrà a liberarmi” pensava e piangendo cominciòa gridare affinché lo sentisse. Il cervo questa volta eratalmente lontano che non lo udiva e nel frattempo lestreghelle portarono il bimbo a casa loro dentro unosgabuzzino, rimpinzandolo di cibo affinché diventassebello grasso per poi farlo arrosto.

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